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venerdì 22 ottobre 2010

Da Paola

Carissimi tutti amici del blog,
sono Paola, la figlia di Quinef e sono qui, dopo aver cercato di ammortizzare il dolore immenso per papà (non so quando mai potrò riuscirci) per dirvi grazie di tutte le parole che avete lasciato per lui. Lo avete accompagnato in ogni momento, più o meno difficile, incoraggiandolo e sorridendo con lui che, con ironia, anche se a volte un po’ malinconica, ha affrontato l’intervento e poi tutto quello che è venuto dopo. Con voi ha passato gran parte del suo tempo, spaziando qua e là su internet alla ricerca di battute da proporvi o riflessioni da condividere. Da quando ha fatto l’operazione ho cercato, in tutti i modi, di stimolarlo a riprendere i contatti con voi e, con il validissimo aiuto della mia tecnologica e meravigliosa nipote Manuela, che lo ha accompagnato fino all’ultimo secondo, è stato sempre informato dei vostri messaggi. Purtroppo si era indebolito, non riusciva troppo a concentrarsi e, così, a parte degli accostamenti temporanei, non si soffermava più con voi, perché il computer lo stancava.
Mi piacerebbe tenere sempre vivo il suo blog, per sentircelo sempre con noi, ma ho scarsa fiducia nelle mie capacità al computer e, purtoppo, la vita di tutti i giorni, tra lavoro e figli, non mi aiuta a soffermarmi quanto vorrei sulle cose, come faceva papà, sempre attento e curioso per tutto, sempre capace di ricordare una ricorrenza (era lui che avvertiva noi tutti a casa: “Ricordati di fare gli auguri…”), sensibile e pronto a dire una parola di conforto, ad asciugare una lacrima e a farti sorridere.
Con questo mio messaggio, oltre che dirvi GRAZIE per la compagnia che gli avete fatto in tutti questi anni, volevo confermarvi quanto era SPECIALE il mio papà ed il meraviglioso rapporto che c’era tra noi. Ho 53 anni, è vero… ma mi chiamava ancora “coccola”, si preoccupava per me che prendo il motorino, aspettava il mio trillo del buongiorno tutte le mattine e la sera ci davamo sempre la buona notte. Bastava chiedergli una cosa (certo, se non c’era bisogno di muoversi, perché era un grande pigro) che si attivava: attraverso il telefono, o il computer, ti dava sempre la risposta che cercavi. Nella settimana enigmistica era imbattibile: favevamo a gara negli ultimi tempi.. volevo stimolarlo a ritrovare interessi e concentrazione. Sottolineava la frase “per i solutori più che abili” per mostrarmi, con fierezza, che aveva (alla faccia mia che non ci ero riuscita) concluso quella particolare “parola crociata”. Ci si raccontava di tutto, anche cose banali,.. si rideva per le piccole cose.. mi prendeva in giro per la mia sbadataggine.. mi chiamava “petite tete de chou”, un modo carino per dire “testa di cavolo..” Era sempre allegro, gli piaceva canticchiare canzoni d’un tempo.. Non ha mai alzato la voce e, da piccola, quando facevo qualcosa di sbagliato, mi ricordo che mi avvicinavo a lui e gli chiedevo: “Sei arrabbiato? Facciamo la pace?” La sua risposta era un bacio e: “Non sono mai in guerra”. Era apprensivo; se mia sorella o io avevamo la febbre, da piccole, si metteva vicino, ci toccava la fronte e diceva che con il calore della sua mano, sarebbe tutto passato.. Se gli dicevo: “Uffà, devo fare questo o quello..” mi rispondeva: “Devo o voglio? Ricordati che puoi sempre scegliere di non farlo,.. valuta i pro e i contro..poi sei tu a decidere”. Mi portava a riflettere sulle cose, parlava tanto con noi figlie, quando eravamo piccole, della sua vita, di religione, di filosofia, di psicologia… E devo dire che se poi ho scelto psicologia, c’è un po’ del suo zampino..
Mi diceva: “Ricordati: con la volontà si può spostare una montagna”. Lui non ce l’ha fatta, però… anche se ci ha provato, sforzandosi, in questi ultimi tempi, a mangiare tutto quello che gli proponevamo, a fare ginnastica, ogni volta che glielo dicevamo, per riprendere l’attività muscolare..
Sono comunque felice di avere tante cose scritte di lui che mi permettono ancora di più di fermare il ricordo ... poesie, racconti, che negli anni ha scritto perché ha sempre amato buttare giù i suoi pensieri, fantasticando, parafrasando,.. Pensate che, da ragazzo, innamorato di mamma, le aveva costruito, durante la guerra, in campo di concentramento, un libretto minuscolo fatto con la mollica di pane e scritto con l’inchiostro di china.. Le aveva dedicato una poesia: “Il vispo Tereso”, dove, in parodia, parlava della loro storia d’amore e, proiettandosi nel tempo, si vedeva, vecchietto, insieme a lei e a “sei piccirilli”… E difatti, cosa buffa, ha avuto proprio sei nipoti (tre figli miei e tre di mia sorella).. A loro, anni fa, ha dedicato un libro: “I racconti del nonno” dove racconta un po’ tutta la sua vita e quella dei suoi genitori e dei nonni…la storia della famiglia, cose divertenti di quando era piccolo, cose meno divertenti riguardanti la guerra,.. tutto scritto in termini semplici, per far capire ai nipoti il periodo in cui ha vissuto, la famiglia da cui originano.. Termina così: “Perché il ricordo non muoia”… E io credo che non morirà mai, per me, per mia sorella ed i nostri mariti, per i nostri figli, per mia madre, ma anche per voi, per chi lo ha conosciuto direttamente e chi solo per via telematica… Vi ho sentiti uniti con noi. Vi abbraccio di cuore per l’affetto ed il calore che “gli” e “ci” avete sempre dimostrato…
Paola

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